
Guarire è diventare Interi
Luce e Ombra: il coraggio di essere interi
Dentro ognuno di noi convivono parti diverse, a volte in conflitto tra loro: desideri nobili e impulsi scomodi, ideali elevati e pensieri che preferiremmo negare. Crescendo, impariamo a mostrare ciò che è accettato – la parte “buona” – e a nascondere tutto ciò che può sembrare “cattivo”, sbagliato, imbarazzante. Ma questo meccanismo, che ci ha forse protetti un tempo, oggi ci allontana da una vita autentica. Integrare ciò che abbiamo escluso – abbracciare la nostra luce e la nostra ombra – è un passaggio cruciale per sentirci finalmente interi.
L’Ombra secondo Jung: quello che non vogliamo vedere
Carl Gustav Jung ha definito Ombra tutto ciò che della nostra personalità abbiamo represso o rimosso perché inaccettabile. Non solo tratti aggressivi o egoistici, ma anche talenti e passioni che ci hanno fatto sentire “troppo” o “fuori luogo”. L’Ombra, dice Jung, non è “cattiva” in sé: è solo ciò che non abbiamo ancora riconosciuto come parte di noi.
Eppure, se non la incontriamo consapevolmente, continuerà ad agire nell’inconscio. “Chi guarda fuori sogna. Chi guarda dentro si sveglia”: questo è il cuore della trasformazione junghiana. Lavorare con l’Ombra non è pericoloso, ma liberatorio. È il primo passo per diventare padroni del nostro destino.
Richard Schwartz: tutte le parti hanno un senso
In una prospettiva più moderna, Richard C. Schwartz, ideatore del modello Internal Family Systems (IFS), ci invita a immaginare la nostra mente come un insieme di “parti”: alcune più mature, altre più reattive, altre ancora ferite o spaventate. Anche quelle che ci sabotano o ci fanno vergognare – come la parte che si arrabbia, che si chiude, che si isola – hanno una funzione protettiva.
Nel modello IFS, la guarigione avviene quando smettiamo di giudicare queste parti e iniziamo ad ascoltarle con curiosità e compassione. Nessuna parte va eliminata: tutte, se comprese, possono tornare al loro equilibrio naturale e mettersi al servizio del nostro Sé più autentico.
Clarissa Pinkola Estés: la saggezza nascosta nell’istinto
Clarissa Pinkola Estés, psicoanalista junghiana e autrice del celebre Donne che corrono coi lupi, ci invita a recuperare il contatto con la nostra natura selvaggia, quell’istinto profondo che troppe volte è stato represso in nome del dovere, dell’apparenza, dell’adattamento.
Estés racconta fiabe e miti in cui le protagoniste devono affrontare prove, abbracciare le loro paure, scendere negli inferi per poter rinascere più vere. La “parte cattiva”, in queste storie, è spesso quella più potente e vitale: quella che conosce i cicli della vita, i limiti da porre, la forza da ritrovare. Non va domata, va ascoltata.
Brené Brown: la forza di essere imperfetti
Brené Brown, ricercatrice e scrittrice americana, ha studiato il legame tra vergogna, vulnerabilità e appartenenza. Secondo lei, quando cerchiamo di mostrare solo la nostra parte “buona”, perdiamo la possibilità di connessione autentica con gli altri.
Accettare la nostra imperfezione – il nostro lato fragile, umano, disordinato – è il vero atto di coraggio. Perché solo chi si mostra interamente può sentirsi davvero amato, accolto, visto. L’integrazione, in questo senso, non è un lavoro “clinico”, ma profondamente relazionale: è imparare a dire “questo sono io, tutto intero, e merito comunque amore e rispetto”.
Aggressività, invidia, gelosia: ombre scomode ma preziose
Tra le emozioni che tendiamo più spesso a respingere ci sono l’aggressività, l’invidia e la gelosia. Ci insegnano che non si devono provare, che sono “sentimenti brutti”, da reprimere o ignorare. Ma ogni emozione, se ascoltata, porta un messaggio.
L’aggressività, ad esempio, è spesso una forma di energia vitale. Se trasformata in assertività, ci aiuta a dire di no, a difendere i nostri confini, a prendere spazio nel mondo. Reprimerla, al contrario, può farla esplodere in modo distruttivo, o trasformarla in somatizzazioni e malesseri cronici.
L’invidia è un indicatore: ci mostra un desiderio che non ci permettiamo di riconoscere. Se non la giudichiamo, possiamo chiederci: “Cosa mi manca? Cosa desidero davvero per me?”. In questo modo, l’invidia diventa bussola, non condanna.
La gelosia ci parla di paura di perdere, di bisogno di sicurezza, di vulnerabilità. Può insegnarci a comunicare meglio i nostri bisogni, a rafforzare la fiducia, a prenderci cura delle nostre ferite affettive.
In tutte queste emozioni c’è una scintilla di vita che chiede di essere vista, compresa, trasformata. Non pericolose, ma umane. Non vergognose, ma profondamente significative.
Integrare per guarire: un cammino verso sé stessi
L’integrazione delle nostre luci e ombre non è un punto d’arrivo, ma un cammino. Richiede presenza, consapevolezza, gentilezza verso di sé. È un lavoro che possiamo fare con l’aiuto della psicoterapia, della scrittura, del dialogo interiore, della meditazione. È un modo per rientrare in casa, dentro di noi, senza lasciare nessuna stanza al buio.
Essere interi non significa essere perfetti. Significa essere veri. E nella verità c’è spazio per tutto: per la luce che illumina e per l’ombra che protegge.
Inizia da qui: domande per esplorare la tua Ombra
Lavorare sull’ombra è un percorso delicato, ma accessibile a tutti. Non serve analizzarsi con durezza, basta iniziare con un atteggiamento curioso e gentile. Ecco alcune domande che possono aprire uno spazio di ascolto profondo:
- Quali parti di me tendo a nascondere agli altri? E a me stesso/a?
- Quali emozioni mi imbarazzano o mi fanno sentire “sbagliato/a”?
- C’è un tratto che critico molto negli altri… e che forse appartiene anche a me?
- Quando provo rabbia, invidia o gelosia… cosa stanno cercando di dirmi queste emozioni?
- Che cosa mi succede quando cerco di essere sempre “buono/a”, accomodante, perfetto/a? Cosa sto sacrificando?
- Qual è una parte di me che ho represso per adattarmi, ma che ora vuole tornare a respirare?
Puoi scrivere le risposte su un diario, meditarci sopra, o parlarne in terapia. Non c’è una risposta “giusta”: c’è solo la verità del momento. E ogni volta che una nuova parte di te viene accolta, anche solo un po’, ti avvicini alla tua interezza.
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